domenica 26 maggio 2013

Come si scrive una poesia in metrica?

di Antonio Luca Siliotto

Molti mi chiedono: "come si scrive una poesia in metrica?" Non è facile rispondere a questa domanda. C'è chi parte dall'idea che ci si debba spaccare la testa sulla struttura, costruendo passo passo la lirica.
Ma io non credo che la strada giusta sia quella di comportarsi come un geometra che applica le regole che ha letto su un libro. Ritengo invece che scrivere in metrica sia una dote naturale che si possiede oppure no.

Le poesie in metrica dovrebbero essere scritte di getto, lasciando che sia l'ispirazione a guidare la mano. A volte ad esempio, quando mi siedo a comporre, neppure io ho ben chiaro cosa voglio dire. Talvolta mi sento come chi osservando il cielo cerca di interpretare la forma di una nuvola. Inizialmente essa appare confusa, ma pian piano l'osservatore creativo riesce a trarne un'interpretazione.

Diario d'illusioni di Antonio Luca Siliotto
Ed è per questo stesso motivo che la poesia, una volta iniziata, dovrebbe essere immediatamente finita: se si interrompe per riprendere successivamente, la nuvola dell'ispirazione cambia e la lirica perde coerenza.
Comporre in metrica, dunque, dovrebbe essere automatico: non è il poeta a decidere, ma è il verso stesso a scegliere la propria struttura.

In quest'ottica, scrivere in metrica non è un freddo analizzare le parole per poi metterle insieme, è piuttosto qualcosa di simile al comporre musica.
Quindi si tratta di utilizzare l'istinto matematico che la natura ci ha dato, ma non in modo meccanico: non vuol dire applicare regole freddamente, non significa analizzare le parole al fine di decidere dove ci saranno dieresi ed elisioni. E' piuttosto un'intuire la struttura matematica dei suoni e dei versi: lasciarsi trascinare dall'onda.

E' forse per questo che non capisco coloro che, poiché studiano materie umanistiche, si ritengono legittimati a ignorare completamente la matematica. Essa è la base di ogni ragionamento e, di conseguenza, anche di qualunque forma d'arte. Nessuna di esse può prescindere da un'intuizione matematica.
E dunque perché mai dovrebbe farlo la poesia in metrica nella quale il ritmo è struttura portante?
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